www.mattinonline.ch/tuor-leuro-prod...-disgregazione/Tuor: “L’euro produce solo disoccupazione e povertà: ora assistiamo alla sua disgregazione”
La Grecia attraversa un periodo estremamente difficoltoso e col voto di mercoledì notte, Tsipras sembra aver tradito i greci, dopo aver loro proposto un referendum sulle misure di austerità. Cosa significa questa mossa?
“Non vi è dubbio che questa può essere la lettura di quanto successo a Bruxelles domenica scorsa. L’errore di Alexis Tsipras è di aver avuto paura di perdere il referendum e, quindi, di aver cercato di rassicurare i greci sostenendo che il no alle misure di austerità non sarebbe stato un passo in direzione dell’uscita dall’euro, ma che il no gli avrebbe dato una maggiore forza contrattuale al tavolo delle trattative con gli altri Paesi europei. Impegnandosi a voler rimanere nell’Unione monetaria europea, Alexias Tsipras si è legato le mani e ha dovuto accettare tutte le condizioni, che sono paragonabili ad una vera e propria estorsione, che gli ha imposto la Germania. Questa scelta è stata fallimentare e si è tradotta di fatto in un tradimento della volontà popolare. Alexis Tsipras, mal consigliato dal presidente francese François Hollande, non ha avuto quindi la possibilità le agevolazioni offertegli dai tedeschi nel caso avesse accettato il Grexit. Infatti, in caso di uscita della Grecia dall’euro, la Germania si era impegnata a far restare Atene nell’Unione Europea, ciò che avrebbe voluto dire beneficiare di più di una dozzina di miliardi di euro di aiuti allo sviluppo. Sempre Berlino aveva pure garantito un prestito ponte e l’assistenza tecnica necessaria per reintrodurre la dracma. Si è trattata di un’occasione d’oro mancata, poiché avrebbe permesso alla Grecia di riconquistare la propria indipendenza ed autonomia monetaria e sicuramente permesso nel medio termine una ripresa dell’economia ellenica. Invece accettando il piano europeo La Grecia è condannata al collasso ed è molto probabile che la crisi greca riesploda già nelle prossime settimane. Dunque, gli errori di Tsipras e la sua mancanza di coraggio si riveleranno molto dolorosi per il popolo greco.”
Come è possibile che uno stato che rappresenta solo il 3% del PIL dell’UE, possa mettere in crisi tutta l’Unione?
“L’attuale Unione monetaria Europea, su cui si fonda l’euro, è stata spesso giustamente paragonata ad un condominio, in cui ogni proprietario pensa al proprio interesse personale e non al bene dell’insieme dello stabile. Infatti i meccanismo dell’euro non prevedono un bilancio europeo né trasferimenti da un Paese all’altro. Il caso greco è dunque diventato paradigmatico, poiché, come è già accaduto negli anni scorsi, nessuno ha voluto una ristrutturazione del debito pubblico greco che è oggi detenuto in massima parte dagli altri Paesi europei, poiché avrebbe introdotto il principio che i contribuenti di altri Paesi avrebbero pagato parte dei debiti greci. D’altro canto, come ha ribadito negli scorsi giorni anche dal Fondo Monetario Internazionale, senza una ristrutturazione del debito pubblico non vi è alcuna possibilità che la Grecia si riprenda. Dunque, tutti sono consapevoli che la crisi ben presto riesploderà e che di nuovo si riproporrà il problema della permanenza di Atene nell’euro. Infatti occorre sottolineare con forza che questa crisi rappresenta l’inizio della fine dell’euro.”
Si parla spesso di FMI, BCE e altro, ma le regole in Europa sembra farle la Germania. Dire UE, significa dire Germania?
“Non vi è alcun dubbio che oggi è la Germania dettare le regole. Questa posizione di leadership non è solo dovuta al fatto che l’economia tedesca è la più forte, ma anche al fatto che i tedeschi – giustamente dal loro punto di vista – sono riusciti a far adottare il principio che l’euro non si deve trasformare in un meccanismo di trasferimento di risorse da un Paese all’altro. Per scongiurare questo pericolo e per combattere il “lassismo” dei Paesi dell’Europa meridionale, hanno trasformato l’Unione monetaria in un’entità in cui prevalgono i criteri contabile, come il 3% di deficit rispetto al PIL. Il risultato finale è che l’euro è diventato una camicia di forza che penalizza le economie più deboli e meno competitive. Queste ultime non hanno più una banca centrale e una loro moneta e non possono ricorrere alla svalutazione monetaria per recuperare competitività. Quindi per rispettare i criteri dell’euro devono condurre politiche di austerità e per rimanere concorrenziali devono abbattere i loro livelli salariali. E’ un meccanismo deflazionistico che produce solo disoccupazione e povertà.”
Ora si pensa ad un congelamento del debito greco per 30 anni e di tagliarne una parte, secondo i desideri del FMI: l’austerità così non sembra essere la soluzione. La Grecia, un malato incurabile?
“A mio parere la Grecia non potrà mai riprendersi restando all’interno dell’Unione monetaria. Diciamo dunque che è un malato incurabile ed è per questo che Tsipras ha sbagliato a non cogliere al volo la proposta tedesca di un Grexit.
Non bisogna però dimenticare che altrettanto incurabile è l’Italia se continua a rimanere nell’euro. Infatti il debito pubblico italiano continua ad aumentare e ha superato recentemente i 2’200 miliardi di euro. Ora nessuno ne parla, perché la Banca centrale europea sta acquistando in quantità notevoli i titoli pubblici italiani e in questo modo sta anche mantenendo bassi i tassi di interesse che lo Stato italiano deve pagare per finanziarsi sui mercati. Alla prima crisi il bubbone Italia riemergerà e sarà devastante. Infatti nessuno può pensare che l’Italia sia in grado di continuare a pagare dei tassi di interesse “normali” su questo debito pubblico o addirittura di cominciare a ridurlo. Per l’Italia l’euro si sta trasformando in una disgrazia che sta producendo la deindustrializzazione del Paese e l’aumento della povertà. Giustamente in Italia si stanno rafforzando le forze politiche che propongono un’uscita dall’euro. E’ l’unica soluzione per l’Italia se non vuole fare la fine della Grecia.”Euro “Nordico” ed euro “Mediterraneo”, è una via percorribile per aiutare le economie dei paesi meno performanti?
“E’ difficile prevedere il futuro, ma a mio parere l’euro nella sua attuale forma è destinato a scomparire. L’uscita della Germania e dei Paesi “forti” dall’euro sarebbe la soluzione meno dolorosa e quindi la migliore. Quest’ipotesi non è fantastica: la Germania posta di fronte alla prospettiva di restare nell’euro e di doversi assumere i debiti della Grecia e degli altri sceglierebbe sicuramente la via dell’uscita. Il ritorno al marco tedesco sarebbe molto facile, poiché cittadini e imprese accetterebbero volentieri la conversione dei loro risparmi e delle loro attività in marchi confortati dalla corretta aspettativa che il nuovo marco si rafforzerebbe nei confronti dell’euro senza Germania. E’ ovvio che l’uscita della Germania farebbe da preludio alla fine dell’euro. Credo che i tedeschi vorrebbero fare questo passo e che i loro timori siano soprattutto di carattere politico.”
Le speranze dei socialisti di cambiare l’Europa sono naufragate alla luce di crisi greca?
“
L’Europa anche nel nostro paese è diventata una specie di ideologia soprattutto per la sinistra tradizionale, la quale sostiene che l’attuale Unione non va bene, ma che è possibile cambiarla. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni dimostrano che questa è una speranza fondata sul nulla. François Hollande e Matteo Renzi hanno dimostrato di non contare assolutamente nulla. Hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco e a mentire sostenendo che l’aver impedito l’uscita della Grecia dall’euro è da considerare un loro successo. Questa alleanza tra grandi interessi economici e socialisti è quella che regge ancora l’impalcatura europea. Essa è destinata a crollare, poiché i socialisti e i partiti moderati continueranno a perdere voti e i partiti euroscettici a guadagnare consensi. Mi permetta una battuta in proposito: spesso i partiti critici vengono definirti populisti, ma non sono proprio i socialisti ad ingannare il popolo vendendo l’euro come un progresso per i ceti popolari, quando la moneta unica sta producendo solo disoccupazione e povertà.”
Come si situa la Svizzera in questo contesto? Lei prevede che anche la Confederazione subirà ripercussione relative alle incertezze elleniche?
“Non credo che la Svizzera subirà ripercussioni particolari. E’ chiaro che un’ulteriore crisi potrebbe indebolire l’euro e far ulteriormente rafforzare il franco con tutte le conseguenze economiche sono già sotto i nostri occhi. Sono convinto pure che la Svizzera potrebbe trarre beneficio dallo sfaldamento dell’euro, poiché la nostra politica monetaria e il tasso di cambio del nostro franco potrebbero di nuovo legarsi al marco tedesco come è accaduto per molti anni e allora l’economia del nostro Paese non è andata male.”