Guarire la Mente

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view post Posted on 2/8/2008, 22:07

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Anche questo.
 
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view post Posted on 22/9/2008, 12:51

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Gli stimoli esterni a cui la mente è sottoposta sono tanti, molti di essi possono essere portatori di patologia quando "eccitano" i nervi e tendono certamente a mantenere distratti dalla propria integrità.
 
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view post Posted on 22/9/2008, 18:48

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Mi rendo conto che ciò che scriverò può essere duro da affrontare e da accettare. Non potrebbe importarmene di meno.

Esiste nella malattia, in quella mentale in questo caso, un certo grado di causa (colpa) personale che diviene a volte preponderante.

Al di là di cause infantili, traumatiche, familiari, sociali, affettive, sentimentali, chimiche, esiste una causa personale che si può definire come "mancata accettazione delle proprie responsabilità", certamente perchè immaturi e non cresciuti, ma così è e ciò non deve divenire una eterna giustificazione per continuare a vivere nel lamento e nel piagnisteo.

Ora, dato per scontato il fatto che nessuno deve sentirsi in colpa per ciò che è e anzi deve riuscire ad accettarsi e ad amarsi, quando tutto questo diviene però la scusa e la giustificazione "eterna" per poter essere "compresi, sostenuti, supportati, anche compatiti" e si procede imperterriti in questo stolto egoismo che nulla ha di sano il rischio è quello di non riuscire a guarire, mai.


Il mondo attuale è pieno, saturo, di questo tipo di "vittimismo egoico" per cui la persona non riesce ad assumersi le sue proprie responsabilità, non riconosce in sè le cause non perchè esse non siano evidenti ma perchè semplicemente, egoisticamente, con prepotenza, con presunzione, non vuole accettarle. Ciò è ben collegabile, correlabile, legato, senza dubbio alcuno, con l'aumento esponenziale del numero delle patologie mentali a livello mondiale.


Non guarirà, la mente, così facendo, sfuggendo alle proprie responsabilità, alle cause personali, non guarirà mai.
 
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view post Posted on 7/10/2008, 20:57

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Elenchiamo alcuni tra i più conosciuti disturbi in base alla definizione che ne dà il DSM IV.



Disturbi d’Ansia



In questa sezione sono compresi i disturbi che seguono: Disturbo di Panico Senza Agorafobia, Disturbo di Panico con Agorafobia, Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo di Panico, Fobia Specifica, Fobia Sociale, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo Post-traumatico da Stress, Disturbo Acuto da Stress, Disturbo d’Ansia Generalizzato, Disturbo d’Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale, Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze e Disturbo d’Ansia Non Altrimenti Specificato. Poiché nel contesto di molti di questi disturbi si manifestano Attacchi di Panico ed Agorafobia, i set di criteri per il Disturbo di Panico e per l’Agorafobia vengono elencati separatamente all’inizio di questa sezione.

Un Attacco di Panico corrisponde a un periodo preciso durante il quale vi è l’insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore, spesso associati con una sensazione di catastrofe imminente. Durante questi attacchi sono presenti sintomi come dispnea, palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazione di asfissia o di soffocamento, e paura di “impazzire” o di perdere il controllo.

L’Agorafobia è l’ansia o l’evitamento verso luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto in caso di un Attacco di Panico o di sintomi tipo panico.

Il Disturbo di Panico Senza Agorafobia è caratterizzato da ricorrenti Attacchi di Panico inaspettati, riguardo ai quali vi è una preoccupazione persistente. Il Disturbo di Panico con Agorafobia è caratterizzato sia da ricorrenti Attacchi di Panico inaspettati che da Agorafobia.

L’Agorafobia Senza Anamnesi di Disturbo di Panico è caratterizzata dalla presenza di Agorafobia e di sintomi tipo panico senza anamnesi di Attacchi di Panico inaspettati.

La Fobia Specifica è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento.

La Fobia Sociale è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali, che spesso determina condotte di evitamento.

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) e/o compulsioni (che servono a neutralizzare l’ansia).

Il Disturbo Post-traumatico da Stress è caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico accompagnato da sintomi di aumento dell’arousal e da evitamento di stimoli associati al trauma.

Il Disturbo Acuto da Stress è caratterizzato da sintomi simili a quelli del Disturbo Post-traumatico da Stress che si verificano immediatamente a seguito di un evento estremamente traumatico.

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato è caratterizzato da almeno 6 mesi di ansia e preoccupazione persistenti ed eccessive.

Il Disturbo d’Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da sintomi rilevanti di ansia ritenuti conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale.

Il Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze è caratterizzato da sintomi rilevanti di ansia ritenuti conseguenza fisiologica diretta di una droga di abuso, di un farmaco o dell’esposizione ad una tossina.

Il Disturbo d’Ansia Non Altrimenti Specificato viene incluso per la codificazione di disturbi con ansia o evitamento fobico rilevanti che non soddisfano i criteri per nessun specifico Disturbo d’Ansia definito in questa sezione (o sintomi di ansia a proposito dei quali sono disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).

Poiché il Disturbo d’Ansia di Separazione (caratterizzato da ansia legata alla separazione dalle figure genitoriali) di solito si manifesta nell’infanzia, viene incluso nella sezione “Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza”. L’evitamento fobico limitato al contatto sessuale genitale con un partner sessuale viene classificato come Disturbo di Avversione Sessuale e viene incluso nella sezione “Disturbi sessuali e dell’identità di genere”.






Attacco di Panico




Caratteristiche

Poiché gli Attacchi di Panico possono manifestarsi nel contesto di qualsiasi Disturbo d’Ansia come pure in altri disturbi mentali (per es., Disturbi dell’Umore, Disturbi Correlati a Sostanze) ed in alcune condizioni mediche generali (per es., cardiache, respiratorie, vestibolari, gastrointestinali), il testo ed il set di criteri per l’Attacco di Panico vengono forniti separatamente in questa sezione. La caratteristica essenziale di un Attacco di Panico è un periodo preciso di paura o disagio intensi in assenza di vero pericolo accompagnati da almeno 4 sintomi somatici o cognitivi su 13. I sintomi possono essere somatici o cognitivi ed includono palpitazioni, sudorazioni, tremori fini o a grandi scosse, sensazioni di dispnea o di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, vertigini o sensazione di testa leggera, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di ‘‘impazzire’’, paura di morire, parestesie e brividi o vampate di calore. L’attacco ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito in 10 minuti o meno), ed è spesso accompagnato da un senso di pericolo o di catastrofe imminente e da urgenza di allontanarsi. L’ansia che è caratteristica di un Attacco di Panico può essere differenziata dall’ansia generalizzata per la sua precisa, quasi parossistica natura e per la sua gravità tipicamente maggiore. Gli attacchi che soddisfano tutti gli altri criteri, ma sono caratterizzati da meno di 4 sintomi somatici o cognitivi, sono considerati attacchi paucisintomatici. Esistono tre tipi caratteristici di Attacchi di Panico: inaspettati (non provocati), causati dalla situazione (provocati) e sensibili alla situazione. Ciascun tipo di Attacco di Panico è definito da un set diverso di relazioni fra l’esordio dell’attacco e la presenza o l’assenza di fattori scatenanti situazionali che includono stimoli esterni (per es., un soggetto con claustrofobia ha un attacco mentre si trova in un ascensore bloccato fra i piani) o interni (per es., percezioni catastrofiche riguardo le irradiazioni di palpitazioni cardiache). Gli Attacchi di Panico inaspettati (non provocati) sono definiti come quelli in cui il soggetto non associa l’esordio dell’attacco con un fattore scatenante situazionale interno o esterno (cioè l’attacco di panico viene avvertito come spontaneo, a ‘‘ciel sereno’’). Gli Attacchi di Panico causati dalla situazione (provocati) sono definiti come quelli in cui l’attacco si manifesta quasi invariabilmente, subito durante l’esposizione a, o nell’attesa di, uno stimolo o fattore scatenante situazionale (per es., un soggetto con Fobia Sociale che ha un Attacco di Panico che inizia pensando di parlare in pubblico). Gli Attacchi di Panico sensibili alla situazione sono simili agli Attacchi di Panico causati dalla situazione, ma non sono invariabilmente associati allo stimolo e non si manifestano necessariamente subito dopo l’esposizione (per es., è più probabile che gli attacchi si manifestino durante la guida, ma alcune volte l’individuo guida e non ha un Attacco di Panico oppure l’Attacco di Panico si manifesta dopo aver guidato per una mezz’ora).

Gli individui che richiedono cure per Attacchi di Panico inaspettati descrivono solitamente la paura come intensa e riferiscono di avere pensato di essere in procinto di morire, di potere perdere il controllo, di avere un infarto del miocardio o un ictus o di “impazzire”. Riferiscono di solito anche un desiderio urgente di fuggire dal luogo in cui si sta manifestando l’attacco. Con il ripetersi degli Attacchi di Panico inaspettati, nel tempo gli attacchi tipicamente diventano causati o provocati dalla situazione, benché possano persistere attacchi inaspettati.

Per la diagnosi di Disturbo di Panico (con o senza Agorafobia) è richiesto il manifestarsi di Attacchi di Panico inaspettati. Gli attacchi causati dalla situazione e sensibili alla situazione sono frequenti nel Disturbo di Panico, ma si manifestano anche nel contesto di altri Disturbi d’Ansia e di altri disturbi mentali. Per esempio, gli Attacchi di Panico causati dalla situazione sono vissuti dalla maggior parte dei soggetti con Fobia Sociale (per es., la persona ha un Attacco di Panico ogni volta che deve parlare in pubblico) e con Fobie Specifiche (per es., una persona con una Fobia Specifica per i cani ha un Attacco di Panico ogni volta che incontra un cane che abbaia), mentre gli Attacchi di Panico sensibili alle situazioni si manifestano più tipicamente nel Disturbo d’Ansia Generalizzato (per es., dopo aver visto in televisione nuovi programmi che annunciano una recessione economica, la persona si fa sopraffare dalle preoccupazioni relative alle sue finanze e si aggrava fino ad avere un Attacco di Panico) e nel Disturbo Post-traumatico da Stress (per es., la vittima di una violenza sessuale talvolta ha un Attacco di Panico quando si confronta con situazioni che ricordano l’evento traumatico, quali vedere un uomo che le ricorda l’assalitore).

Nel determinare il significato diagnostico differenziale di un Attacco di Panico, è importante considerare il contesto in cui l’Attacco di Panico si manifesta. La distinzione fra gli Attacchi di Panico inaspettati e gli Attacchi di Panico sia causati dalla situazione che sensibili alla situazione è critica, poiché per una diagnosi di Disturbo di Panico (Senza Agorafobia e Con Agorafobia) sono richiesti ricorrenti attacchi inaspettati. Determinare se una storia di Attacchi di Panico giustifichi una diagnosi di Disturbo di Panico è, tuttavia, complicato dal fatto che non sempre esiste una relazione esclusiva fra il tipo di Attacco di Panico e la diagnosi. Per esempio, benché una diagnosi di Disturbo di Panico richieda per definizione che almeno alcuni Attacchi di Panico siano inaspettati, i soggetti con Disturbo di Panico frequentemente riferiscono di aver avuto anche attacchi causati dalla situazione o sensibili alla situazione. Come tale, l’accurata considerazione del nucleo dell’ansia associato con gli Attacchi di Panico è importante anche nella diagnosi differenziale. Come esempio, si consideri una donna che ha un Attacco di Panico prima di parlare in pubblico. Se questa donna indica il nucleo della sua ansia nella possibilità di morire per un attacco di cuore imminente, allora, presumendo che altri criteri diagnostici siano soddisfatti, ella può avere un Disturbo di Panico.

Se d’altra parte questa donna identifica il nucleo dell’ansia non come l’Attacco di Panico stesso, ma come il sentirsi imbarazzata e umiliata, allora più probabilmente può avere Fobia Sociale. I problemi diagnostici riguardanti i casi al limite vengono discussi nella “Diagnosi Differenziale” dei disturbi nell’ambito dei quali possono comparire Attacchi di Panico.





Disturbo Ansioso-Depressivo Misto


Caratteristiche
Diagnosi differenziale




Caratteristiche

La caratteristica essenziale è un umore disforico persistente o ricorrente, della durata di almeno 1 mese. L’umore disforico è accompagnato da sintomi aggiuntivi che pure devono persistere per almeno 1 mese, e comprendere almeno quattro dei seguenti: difficoltà di concentrazione o di memoria, alterazioni del sonno, affaticamento o mancanza di energie, irritabilità, preoccupazione, facilità al pianto, ipervigilanza, previsioni negative, disperazione o pessimismo riguardo al futuro, e bassa autostima o sentimenti di disprezzo di sé. I sintomi devono causare disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti. Il disturbo qui proposto non dovrebbe essere preso in considerazione se i sintomi sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o a una condizione medica generale, oppure se sono risultati soddisfatti in qualche momento i criteri per un Disturbo Depressivo Maggiore (Episodio Singolo e Ricorrente), Disturbo Distimico, Disturbo di Panico (Senza Agorafobia e Con Agorafobia), oppure Disturbo d’Ansia Generalizzato. La diagnosi non viene fatta neppure se al momento sono riscontrabili i criteri per qualche altro Disturbo d’Ansia o dell’Umore, anche se il Disturbo d’Ansia o dell’Umore risulta in remissione parziale. I sintomi inoltre non devono risultare meglio attribuibili a qualche altro disturbo mentale. È importante sottolineare che la relazione longitudinale tra il disturbo qui proposto ed altri Disturbi Depressivi e d’Ansia non è ancora nota. Perciò, non è chiaro in quale percentuale di soggetti questa modalità di sintomi (cioè disturbo ansioso-depressivo misto) possa essere un fattore di rischio per un altro disturbo mentale quale il Disturbo Depressivo Maggiore, il Disturbo d’Ansia Generalizzato o il Disturbo di Panico.

Le attuali percentuali di prevalenza variano da 1,3% a 2% negli ambulatori di medicina generale. Nei campioni di comunità, la percentuale attuale di prevalenza è stata stimata dello 0,8%. Si è visto che il disturbo ansioso-depressivo misto è piuttosto comune nelle poche strutture di salute mentale in cui è stato studiato.


Diagnosi differenziale

Nel DSM-IV i soggetti il cui quadro clinico corrisponde a questi criteri di ricerca dovrebbero essere diagnosticati come portatori di un Disturbo d’Ansia Non Altrimenti Specificato.

Un Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze si distingue da questa alterazione in quanto i sintomi disforici sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una droga di abuso (per es., alcool o cocaina), oppure agli effetti collaterali di un medicamento (per es., steroidi). Il Disturbo d’Ansia Dovuto a una Condizione Medica Generale viene distinto da questo tipo di alterazione per il fatto che i sintomi disforici sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale (per es., feocromocitoma, ipertiroidismo). I sintomi descritti in questo quadro clinico rappresentano una frequente manifestazione associata di molti disturbi mentali e pertanto non devono essere diagnosticati separatamente se meglio attribuibili a qualche altro disturbo mentale. Questa condizione inoltre non dovrebbe essere presa in considerazione per i soggetti con una storia passata o attuale di Disturbo Depressivo Maggiore (Episodio Singolo e Ricorrente), Disturbo Distimico, Disturbo di Panico (Senza Agorafobia e Con Agorafobia), o Disturbo d’Ansia Generalizzato, oppure con qualche altro Disturbo d’Ansia o dell’Umore, in atto (compresi quelli in parziale remissione). Questo quadro clinico viene anche distinto dalle condizioni di assenza di disturbi mentali per il fatto che i sintomi sono persistenti o ricorrenti, e che causano disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.

Il rapporto tra il disturbo qui proposto e diverse altre categorie proposte in questa appendice (cioè disturbo depressivo minore, disturbo depressivo breve ricorrente, e disturbo depressivo di personalità) e con gli altri Disturbi di Personalità non è conosciuto, ma è possibile che esistano importanti aree di sovrapposizione tra loro.

Edited by oro - 8/10/2008, 23:57
 
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view post Posted on 8/10/2008, 22:56

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Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Caratteristiche diagnostiche

Le caratteristiche essenziali del Disturbo Ossessivo-Compulsivo sono ossessioni o compulsioni ricorrenti (Criterio A), sufficientemente gravi da far impiegare tempo (cioè, richiedono più di 1 ora al giorno) o da causare disagio marcato o menomazione significativa (Criterio C). In qualche momento nel decorso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli (Criterio B). Se è presente un altro disturbo in Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (Criterio D). Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale (Criterio E).

Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti, sono vissute come intrusive e inappropriate, e causano ansia o disagio marcati. Ci si è riferiti alla qualità intrusiva e inappropriata delle ossessioni con il termine “egodistoniche”. Questo si riferisce alla sensazione dell’individuo che il contenuto delle ossessioni sia estraneo, non sia sotto il proprio controllo e non sia il tipo di pensiero che si aspetterebbe di avere. Comunque, l’individuo è capace di riconoscere che le ossessioni sono il prodotto della sua mente e non vengono imposte dall’esterno (come nell’inserzione del pensiero).

Le ossessioni più frequenti sono pensieri ripetitivi di contaminazione (per es., essere contaminati quando si stringe la mano a qualcuno), dubbi ripetitivi (per es., chiedersi se si è lasciata la porta aperta o se ci si è comportati in modo tale da causare delle lesioni a qualcuno guidando), la necessità di avere le cose in un certo ordine (per es., disagio intenso quando gli oggetti sono in disordine o asimmetrici), impulsi aggressivi o terrifici (per es., aggredire un figlio o gridare oscenità in chiesa) e fantasie sessuali (per es., ricorrenti immagini pornografiche). I pensieri, impulsi o immagini non sono semplicemente preoccupazioni eccessive riguardanti problemi reali della vita (per es., preoccupazioni per difficoltà attuali nella vita, tipo problemi finanziari, lavorativi o scolastici) ed è improbabile che siano correlati a reali problemi della vita.

L’individuo con ossessioni di solito cerca di ignorare o sopprimere tali pensieri o impulsi o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè, una compulsione). Ad esempio, un individuo afflitto dal dubbio di non aver spento una stufa cerca di neutralizzarlo controllando ripetutamente per assicurarsi di averla chiusa.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (cioè lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole) il cui obbiettivo è quello di prevenire o ridurre l’ansia o il disagio e non quello di fornire piacere o gratificazione. Nella maggior parte dei casi, la persona si sente spinta a mettere in atto la compulsione per ridurre il disagio che accompagna un’ossessione o per prevenire qualche evento o situazione temuti. Ad esempio, gli individui con ossessioni di contaminazione possono ridurre il proprio disagio mentale lavandosi le mani finché la pelle non diventa ruvida; gli individui afflitti dall’ossessione di avere lasciato una porta aperta possono essere spinti a controllare la porta a intervalli di pochi minuti; gli individui afflitti da pensieri blasfemi involontari possono trovare sollievo contando 10 volte indietro e 100 volte in avanti per ogni pensiero. In alcuni casi gli individui mettono in atto azioni rigide o stereotipate secondo regole elaborate in modo idiosincrasico senza riuscire a spiegare perché lo stanno facendo. Per definizione le compulsioni sono chiaramente eccessive e non connesse in un modo realistico con ciò che sono designate a neutralizzare o prevenire. Le compulsioni più comuni comprendono lavarsi e pulire, contare, controllare, richiedere o pretendere rassicurazioni, ripetere azioni e mettere in ordine.

Per definizione gli adulti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo hanno in qualche momento riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli. Questi requisiti non si applicano ai bambini, poiché può mancare una consapevolezza cognitiva sufficiente per formulare questo giudizio. Comunque, anche negli adulti vi è un’ampia variabilità di insight sulla ragionevolezza delle proprie ossessioni o compulsioni. Alcuni individui sono incerti della ragionevolezza delle loro ossessioni o compulsioni, e l’insight di ogni individuo può variare in diversi periodi o situazioni. Ad esempio, la persona può riconoscere che una compulsione di contaminazione sia irragionevole quando se ne discute in una situazione “sicura” (per es., nello studio del terapeuta), ma non quando costretto a maneggiare dei soldi. In tali momenti, quando l’individuo riconosce che le ossessioni e le compulsioni sono irragionevoli, può desiderare o tentare di resistervi. Quando tenta di resistere a una compulsione, l’individuo può avere la sensazione di aumento dell’ansia o della tensione, che possono essere alleviate cedendo alla compulsione. Nel corso del disturbo, dopo insuccessi ripetuti nel cercare di resistere a ossessioni o compulsioni, l’individuo può cedere, non provare più il desiderio di resistervi e incorporare le compulsioni nelle proprie abitudini quotidiane.

Le ossessioni o compulsioni devono causare disagio marcato, far consumare tempo (richiedere più di 1 ora al giorno) o interferire significativamente con la routine normale dell’individuo, con il funzionamento lavorativo, con le attività sociali o con le relazioni con gli altri. Le ossessioni o compulsioni possono sostituire comportamenti utili e soddisfacenti e possono essere altamente distruttive per il funzionamento complessivo. Poiché le intrusioni ossessive possono distrarre, frequentemente determinano insufficiente esecuzione di compiti cognitivi che richiedono concentrazione, come leggere o calcolare. Inoltre molti individui evitano gli oggetti o le situazioni che provocano le ossessioni o le compulsioni. Tale evitamento può divenire esteso e limitare gravemente il funzionamento generale.


Specificazione




Con Scarso Insight. Questa specificazione può essere applicata quando, per la maggior parte del tempo durante l’attuale episodio, l’individuo non riconosce che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli.

Manifestazioni e disturbi associati

Caratteristiche descrittive e disturbi mentali associati Frequentemente è presente l’evitamento delle situazioni che riguardano il contenuto delle ossessioni, come lo sporco o la contaminazione. Ad esempio, una persona con ossessioni che riguardano lo sporco può evitare i bagni pubblici o di stringere la mano agli estranei. Sono comuni preoccupazioni ipocondriache, con visite ripetute ai medici in cerca di rassicurazione. Possono essere presenti sentimenti di colpa, un senso della responsabilità patologico e disturbi del sonno. Può esservi abuso di alcool o di farmaci sedativi, ipnotici o ansiolitici. La messa in atto delle compulsioni può diventare l’attività principale, con conseguente compromissione della vita coniugale, lavorativa o sociale. L’evitamento pervasivo può confinare l’individuo nella sua casa.

Negli adulti il Disturbo Ossessivo-Compulsivo può essere associato con un Disturbo Depressivo Maggiore (Episodio Singolo e Ricorrente), alcuni altri Disturbi d’Ansia (cioè Fobia Specifica, Fobia Sociale, Disturbo di Panico (Senza Agorafobia e Con Agorafobia), Disturbo d’Ansia Generalizzato), Disturbi dell’Alimentazione ed alcuni Disturbi di Personalità (cioè Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, Disturbo Evitante di Personalità, Disturbo Dipendente di Personalità). Nei bambini si può anche associare a Disturbi dell’Apprendimento e Disturbi da Comportamento Dirompente. Vi è un’elevata incidenza di Disturbo Ossessivo-Compulsivo nei bambini e negli adulti con Disturbo di Tourette, con stime che variano approssimativamente dal 35% al 50%. L’incidenza del Disturbo di Tourette nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo è più bassa, con stime che variano tra il 5% e il 7%. Tra il 20% e il 30% degli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo ha riferito tic presenti o in anamnesi.



Reperti di laboratorio associati Non è stato identificato alcun dato di laboratorio patognomonico del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Comunque, negli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo una quantità di dati di laboratorio è risultata alterata rispetto ai soggetti di controllo. Vi è qualche evidenza che alcuni agonisti della serotonina, somministrati acutamente, causino, in alcuni individui con il disturbo, un aumento dei sintomi. Gli individui affetti dal disturbo possono mostrare un’attività del sistema neurovegetativo aumentata quando in laboratorio vengono confrontati con le circostanze che scatenano un’ossessione. La reattività fisiologica si riduce dopo la messa in atto delle compulsioni.



Reperti dell’esame fisico e condizioni mediche generali associate Si possono osservare problemi dermatologici causati dai lavaggi eccessivi con acqua o caustici.


Caratteristiche collegate a cultura, età e genere

Un comportamento rituale culturalmente contemplato non è di per sé indicativo di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo, a meno che ecceda rispetto alle norme culturali, si verifichi in tempi e luoghi giudicati inappropriati da altri appartenenti alla stessa cultura e interferisca con il funzionamento sociale di ruolo. Sebbene i fattori culturali di per sé non possano condurre ad un Disturbo Ossessivo-Compulsivo, le credenze religiose culturali possono influenzare i temi delle ossessioni e delle compulsioni (ad es., gli ebrei ortodossi con compulsioni religiose possono avere sintomi incentrati sulle pratiche dietetiche). Importanti cambiamenti nella vita e lutti possono determinare un’intensificazione del comportamento rituale che può sembrare un’ossessione ad un clinico che non abbia familiarità con il contesto culturale.

I quadri clinici del Disturbo Ossessivo-Compulsivo nei bambini sono generalmente simili a quelli degli adulti. Sono particolarmente comuni nei bambini i rituali di lavaggio, di controllo e di ordine. I bambini generalmente non richiedono aiuto, e i sintomi possono non essere egodistonici. Più spesso il problema viene identificato dai genitori, che portano il bambino per il trattamento. È stato riferito un graduale declino nel profitto scolastico secondario alla compromissione della capacità di concentrarsi. Come gli adulti, i bambini sono più inclini a impegnarsi nei rituali a casa piuttosto che di fronte ai coetanei, insegnanti o estranei.

Per un piccolo sottogruppo di bambini, il Disturbo Ossessivo-Compulsivo può essere associato con un’infezione da streptococchi beta-emolitici del gruppo A (ad es., scarlattina e ‘‘gola da streptococco’’). Questa forma di Disturbo Ossessivo-Compulsivo è caratterizzato da un esordio prepubere, anomalie neurologiche associate (ad es., movimenti coreiformi ed iperattività motoria) e da un’insorgenza improvvisa dei sintomi o da un decorso episodico nel quale le riacutizzazioni sono correlate cronologicamente all’infezione streptococcica. Gli adulti più anziani tendenzialmente mostrano più ossessioni concernenti la moralità e rituali di lavaggio invece che altri tipi di sintomi.

Negli adulti, questo disturbo è altrettanto frequente nei maschi che nelle femmine. Tuttavia, per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo ad insorgenza nella fanciullezza, il disturbo è più comune nei ragazzi che nelle ragazze.


Prevalenza

Gli studi di comunità hanno stimato una prevalenza lifetime del 2,5% e una prevalenza ad un anno dello 0,5-2,1% negli adulti. Tuttavia, i problemi metodologici connessi con lo strumento di valutazione fanno sorgere la possibilità che i tassi reali di prevalenza siano molto più bassi. Gli studi di comunità sui bambini e sugli adolescenti hanno stimato una prevalenza lifetime dell’1-2,3% e una prevalenza ad un anno dello 0,7%. I dati della ricerca indicano che i tassi di prevalenza del Disturbo Ossessivo-Compulsivo sono simili in molte culture diverse del mondo.


Decorso

Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di solito inizi nell’adolescenza o nella prima età adulta, esso può iniziare nell’infanzia. L’età tipica di esordio è più precoce nei maschi che nelle femmine: tra i 6 e i 15 anni per i maschi e tra i 20 e i 29 anni per le femmine. Per la maggior parte l’esordio è graduale, ma in molti casi è stato notato un esordio acuto. La maggior parte degli individui ha un decorso cronico con alti e bassi, con esacerbazione dei sintomi che può essere in relazione con lo stress. Circa il 15% mostra un deterioramento progressivo del funzionamento lavorativo e sociale. Circa il 5% ha un decorso episodico, con nessun sintomo o sintomi minimi tra gli episodi.



Familiarità

La concordanza per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è più elevata per i gemelli omozigoti che per i dizigoti. La frequenza del Disturbo Ossessivo-Compulsivo nei consanguinei di primo grado degli individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo e i consanguinei di primo grado degli individui con Disturbo di Tourette è più elevata che nella popolazione generale.



Diagnosi differenziale

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo deve essere distinto dal Disturbo d’Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale. La diagnosi è Disturbo d’Ansia Dovuto ad una Condizione Medica Generale quando le ossessioni o le compulsioni sono ritenute una conseguenza fisiologica diretta di una specifica condizione medica generale. Questa determinazione si basa su anamnesi, dati di laboratorio o esame obbiettivo. Un Disturbo d’Ansia Indotto da Sostanze si distingue dal Disturbo Ossessivo-Compulsivo poiché una sostanza (cioè una droga di abuso, un farmaco o l’esposizione ad una tossina) è ritenuta eziologicamente correlata alle ossessioni o compulsioni.

Pensieri, impulsi, immagini o comportamenti ricorrenti o intrusivi possono manifestarsi nel contesto di molti altri disturbi mentali. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo non viene diagnosticato se il contenuto dei pensieri o delle attività è esclusivamente correlato ad un altro disturbo mentale (per es., preoccupazione per il proprio aspetto nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo, preoccupazione a proposito di un oggetto o di una situazione temuti nella Fobia Specifica o Sociale, tirarsi i capelli nella Tricotillomania). Può essere invece giustificata una diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo se vi sono ossessioni o compulsioni il cui contenuto non è in relazione con l’altro disturbo mentale.

In un Episodio Depressivo Maggiore è comune la presenza di ruminazioni persistenti su circostanze potenzialmente spiacevoli o su possibili azioni alternative, e questo è considerato un aspetto della depressione congruo con l’umore piuttosto che un’ossessione. Ad esempio, un individuo depresso che rumina sulla propria mancanza di valore non è considerato affetto da ossessioni poiché tale rimuginare non è egodistonico.

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato è caratterizzato da preoccupazioni eccessive, ma tali preoccupazioni sono distinte dalle ossessioni per il fatto che la persona le vive come ansia eccessiva per circostanze della vita reale. Ad esempio, una paura eccessiva di poter perdere il proprio lavoro costituisce una preoccupazione e non un’ossessione. Al contrario, il contenuto delle ossessioni non riguarda tipicamente problemi della vita reale, e le ossessioni vengono vissute dall’individuo come inappropriate (per es., l’idea intrusiva disturbante che “God” è “dog” letto al contrario).

Se i pensieri disturbanti ricorrenti sono esclusivamente in relazione al timore di avere, o alla convinzione di avere, una malattia, basati su una cattiva interpretazione di sintomi fisici, dovrebbe essere diagnosticata l’Ipocondria anziché il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Comunque, se la preoccupazione di avere una malattia è accompagnata da rituali, come il lavarsi in modo eccessivo, o da condotte di controllo legate a preoccupazioni per la malattia o di contagiare altre persone, può essere indicata la diagnosi addizionale di Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Se la preoccupazione maggiore riguarda il contrarre una malattia (piuttosto che l’avere una malattia), e non sono coinvolti rituali, la diagnosi più appropriata può essere quella di Fobia Specifica.

La capacità degli individui di riconoscere che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli si manifesta su un continuum. In alcuni individui con Disturbo Ossessivo-Compulsivo può risultare compromesso il giudizio di realtà, e l’ossessione può raggiungere proporzioni deliranti (per es., credere di avere causato la morte di qualcuno per averla desiderata). In tali casi, può essere indicata la presenza di manifestazioni psicotiche con una diagnosi addizionale di Disturbo Delirante o di Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato. La specificazione Con Scarso Insight può essere utile in quelle situazioni al confine tra l’ossessione e il delirio (per es., un individuo la cui estrema preoccupazione di contaminazione, sebbene esagerata, è meno intensa che in un Disturbo Delirante, ed è giustificata dal fatto che i germi sono realmente ubiquitari).

Le rimuginazioni deliranti e i comportamenti stereotipati bizzarri che si manifestano nella Schizofrenia vengono distinti dalle ossessioni e compulsioni per il fatto che non sono egodistonici e non sono soggetti a giudizio di realtà. Comunque, alcuni individui manifestano sintomi sia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo che della Schizofrenia, ed entrambe le diagnosi sono allora giustificate.

I tic (nel Disturbo da Tic) e i movimenti stereotipati (nel Disturbo da Movimenti Stereotipati) devono essere distinti dalle compulsioni. Un tic è un movimento, o una vocalizzazione, improvviso, rapido, ricorrente, non ritmico (per es., ammiccare, protrudere la lingua, schiarirsi la voce). Un movimento stereotipato è un comportamento motorio non funzionale, ripetitivo, apparentemente guidato (per es., sbattere la testa, dondolarsi, mordersi). Diversamente dalle compulsioni, i tic e i movimenti stereotipati sono tipicamente meno complessi e non sono volti a neutralizzare un’ossessione. Alcuni individui manifestano sintomi sia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo che del Disturbo da Tic (specialmente il Disturbo di Tourette) e possono essere giustificate entrambe le diagnosi.

Quando impegnano eccessivamente, alcune attività, come il mangiare (per es., Disturbi dell’Alimentazione), il comportamento sessuale (per es., Parafilie), il giocare d’azzardo (per es., Gioco d’Azzardo Patologico) o l’uso di sostanze (per es., Dipendenza o Abuso di alcool), sono state definite “compulsive”. Comunque, queste attività non vengono considerate compulsioni, come definito in questo manuale, poiché la persona di solito ne trae piacere e può desiderare di resistervi solo per le sue conseguenze deleterie.

Sebbene il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità e il Disturbo Ossessivo-Compulsivo abbiano nomi simili, le manifestazioni cliniche di questi disturbi sono piuttosto differenti. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità non è caratterizzato dalla presenza di ossessioni o compulsioni, e piuttosto comprende un modello pervasivo di preoccupazione per ordine, perfezionismo e controllo e deve iniziare entro la prima età adulta. Se un individuo manifesta sintomi sia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo che del Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, possono essere poste entrambe le diagnosi.

Nella vita quotidiana si incontrano comunemente superstizioni e comportamenti ripetitivi di controllo. Si dovrebbe considerare una diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo solo se questi fanno impiegare molto tempo o se determinano menomazione o disagio clinicamente significativi.







Disturbo Narcisistico di Personalità

Caratteristiche diagnostiche

La caratteristica essenziale del Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia, che comincia entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti.

Gli individui con questo disturbo hanno un senso grandioso di autostima (Criterio 1). Essi abitualmente sovrastimano le proprie capacità, ed esagerano i propri talenti, apparendo spesso vanagloriosi e presuntuosi. Possono spensieratamente presumere che gli altri attribuiscano lo stesso valore ai loro sforzi, e possono risultare sorpresi quando non giungono le lodi che si aspettano e che sentono di meritare. Spesso nel giudizio esagerato dei propri talenti è implicita una sottostima (svalutazione) dei contributi di altri. Sono spesso assorbiti da fantasie di illimitati successo, potere, vivacità, bellezza, o di amore ideale (Criterio 2). Possono rimuginare sul “ritardo” di ammirazione e privilegi, e paragonarsi favorevolmente con persone famose o privilegiate.

Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità credono di essere superiori, speciali o unici, e si aspettano che gli altri li riconoscano come tali (Criterio 3). Possono pensare di dover frequentare o di sentirsi capiti solo da persone speciali o di condizione sociale elevata, e possono attribuire qualità di “unico”, “perfetto”, o “dotato” a coloro che frequentano. Gli individui con questo disturbo credono che le loro necessità siano speciali e al di fuori della comprensione delle persone ordinarie. La loro autostima viene aumentata (cioè, “rispecchiata”) dal valore idealizzato che attribuiscono a coloro che frequentano. Sono inclini ad insistere per avere soltanto le persone più importanti (medico, avvocato, parrucchiere, istruttore), ad affiliarsi alle “migliori” istituzioni, ma possono svalutare le credenziali di chi li delude.

Gli individui con questo disturbo generalmente richiedono eccessiva ammirazione (Criterio 4). La loro autostima è quasi invariabilmente molto fragile. Possono preoccuparsi di quanto si stiano comportando bene e di quanto vengano giudicati favorevolmente dagli altri. Questo spesso si trasforma nella necessità di costante attenzione e ammirazione. Possono aspettarsi che il loro arrivo venga accolto con grandi feste, e sono stupiti se gli altri non bramano ciò che essi possiedono. Possono costantemente ricercare complimenti, spesso con grande fascino. È evidente un senso di diritto, nelle aspettative di questi individui, di trattamenti speciali (Criterio 5). Si aspettano di venire soddisfatti, e quando questo non accade sono sconcertati e furiosi. Per esempio, possono presumere di non dover aspettare in coda, e che le loro priorità siano così importanti che gli altri dovrebbero sottomettersi, e quindi si irritano quando gli altri non li assistono “nel loro lavoro molto importante”. Questo senso di diritto insieme alla mancanza di sensibilità per i desideri e le necessità degli altri possono sfociare nello sfruttamento degli altri cosciente o involontario (Criterio 6). Si aspettano che venga loro data qualsiasi cosa vogliono, o di cui sentono di avere bisogno. Per esempio, questi individui possono aspettarsi grande dedizione dagli altri, e possono abusarne senza riguardo per le conseguenze sulle loro vite. Tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali solo se sembra che l’altra persona possa favorire i loro propositi, o altrimenti se ciò aumenta la loro autostima. Spesso usurpano privilegi speciali e risorse straordinarie che credono di meritare perché sono così speciali.

Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità generalmente mancano di empatia, e hanno difficoltà a riconoscere i desideri, le esperienze soggettive e i sentimenti degli altri (Criterio 7). Possono presumere che gli altri siano totalmente assorbiti dal loro benessere. Tendono a discutere le proprie preoccupazioni con dettagli inappropriati e prolissi, mentre sono incapaci di riconoscere che anche gli altri hanno sentimenti e necessità. Sono spesso sprezzanti e impazienti con altri che parlano dei propri problemi e preoccupazioni. Questi individui possono essere incuranti del dolore che possono infliggere le loro osservazioni (per es., dire in modo esuberante ad un precedente amante “sto vivendo la storia della mia vita!”; gloriarsi della propria salute di fronte a chi è malato). Quando vengono riconosciuti, i bisogni, i desideri o i sentimenti degli altri possono essere visti in modo denigratorio, come segni di debolezza o vulnerabilità. Chi si pone in relazione con gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità tipicamente trova freddezza emotiva e mancanza di interesse reciproco.

Questi individui sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri siano invidiosi di loro (Criterio 8). Possono invidiare agli altri successi e proprietà, sentendo di meritare di più quei risultati, ammirazione o privilegi. Possono svalutare aspramente i contributi di altri, particolarmente quando quegli individui hanno ricevuto riconoscimento o lode per i loro successi. Comportamenti arroganti e superbi caratterizzano questi individui. Spesso manifestano un atteggiamento snob, sdegnoso, o condiscendente (Criterio 9). Per esempio, un individuo con questo disturbo può lamentarsi della “scortesia” o “stupidità” di un cameriere maldestro, o concludere una visita medica con una valutazione condiscendente del medico.


Manifestazioni e disturbi associati

La vulnerabilità dell’autostima rende l’individuo con Disturbo Narcisistico di Personalità molto sensibile alle “ferite” dovute alle critiche o alla frustrazione. Sebbene possano non dimostrarlo esternamente, la critica può tormentarli, e può lasciarli umiliati, avviliti, vanificati e svuotati. Possono reagire con sdegno, rabbia, o contrattaccare con insolenza. Tali esperienze spesso conducono a ritiro sociale, o ad una parvenza di umiltà che può mascherare e proteggere la grandiosità. Le relazioni interpersonali sono tipicamente compromesse a causa dei problemi derivati dalle pretese, dalla necessità di ammirazione, e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Sebbene l’ambizione arrogante e la sicurezza possano portare a risultati elevati, le prestazioni possono essere distrutte dall’intolleranza alla critica o alla sconfitta. Talvolta il funzionamento professionale può essere molto basso, riflettendo la avversione ad accettare il rischio in situazioni competitive o di altro tipo nelle quali è possibile una sconfitta. Sentimenti persistenti di vergogna o di umiliazione, e l’autocritica che li accompagna, possono associarsi con ritiro sociale, umore depresso e Disturbo Distimico o Disturbo Depressivo Maggiore (Episodio Singolo e Ricorrente). Al contrario, periodi prolungati di grandiosità possono associarsi con un umore ipomaniacale. Il Disturbo Narcisistico di Personalità è anche associato con l’Anoressia Nervosa e con i Disturbi Correlati a Sostanze (specialmente con la cocaina). I Disturbi di Personalità Istrionico, Borderline, Antisociale e Paranoide possono risultare associati con il Disturbo Narcisistico di Personalità.


Caratteristiche collegate a età e genere

I tratti narcisistici possono essere particolarmente comuni negli adolescenti, e non indicano necessariamente che l’individuo andrà incontro ad un Disturbo Narcisistico di Personalità. Gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità possono avere difficoltà particolari ad adattarsi all’insorgere di limitazioni fisiche e lavorative inerenti al processo di invecchiamento. Il 50-75% degli individui diagnosticati con Disturbo Narcisistico di Personalità sono maschi.


Prevalenza

Le stime della prevalenza del Disturbo Narcisistico di Personalità variano dal 2% al 16% nella popolazione clinica, a meno dell’1% nella popolazione generale.


Diagnosi differenziale

Altri Disturbi di Personalità possono essere confusi con il Disturbo Narcisistico di Personalità, poiché hanno certe caratteristiche in comune. È, quindi, importante distinguere tra questi disturbi in base alle differenze delle loro caratteristiche specifiche. Comunque, se un individuo presenta caratteristiche di personalità che soddisfano i criteri per uno o più Disturbi di Personalità oltre al Disturbo Narcisistico di Personalità, tutti possono essere diagnosticati. La caratteristica più utile nel discriminare il Disturbo Narcisistico di Personalità dai Disturbi Istrionico, Antisociale e Borderline di Personalità, i cui stili interattivi sono rispettivamente frivolo, insensibile, e bisognoso, è la grandiosità caratteristica del Disturbo Narcisistico di Personalità. La relativa stabilità dell’immagine di sé, così come anche la relativa mancanza di autodistruttività, impulsività e preoccupazioni di abbandono, aiutano a distinguere il Disturbo Narcisistico di Personalità dal Disturbo Borderline di Personalità. L’eccessivo orgoglio per i successi, una relativa mancanza di manifestazioni emotive, e il disprezzo per la sensibilità degli altri, aiutano a distinguere il Disturbo Narcisistico di Personalità dal Disturbo Istrionico di Personalità. Sebbene gli individui con i Disturbi Borderline, Istrionico e Narcisistico di Personalità possano richiedere molta attenzione, quelli con Disturbo Narcisistico di Personalità specificatamente richiedono il desiderio di essere ammirati. Gli individui con i Disturbi Antisociale e Narcisistico di Personalità condividono una tendenza ad essere testardi, disinvolti, superficiali, sfruttatori e non empatici. Comunque, il Disturbo Narcisistico di Personalità non include necessariamente caratteristiche di impulsività, aggressività e disonestà. Inoltre, gli individui con Disturbo Antisociale di Personalità possono non essere così bisognosi di ammirazione ed invidiosi degli altri, e le persone con Disturbo Narcisistico di Personalità di solito non hanno una storia di Disturbo della Condotta nella fanciullezza e comportamento criminale nell’età adulta. Sia nel Disturbo Narcisistico di Personalità che nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, l’individuo può comportarsi con perfezionismo, e credere che gli altri non siano capaci di fare altrettanto bene. In contrasto con la concomitante autocritica dei soggetti con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità, gli individui con Disturbo Narcisistico di Personalità sono più inclini a credere di avere raggiunto la perfezione. La sospettosità e il ritiro sociale di solito distinguono quelli con Disturbo Schizotipico o Paranoide di Personalità da quelli con Disturbo Narcisistico di Personalità. Quando queste qualità sono presenti in individui con Disturbo Narcisistico di Personalità, derivano principalmente dal timore che vengano rilevati imperfezioni o difetti. La grandiosità può emergere come parte di Episodi Maniacali o Ipomaniacali, ma l’associazione con l’alterazione dell’umore o la compromissione funzionale distinguono questi episodi dal Disturbo Narcisistico di Personalità.

Il Disturbo Narcisistico di Personalità deve essere distinto da una Modificazione della Personalità Dovuta ad una Condizione Medica Generale, nella quale i tratti emergono a causa degli effetti diretti di una condizione medica generale sul sistema nervoso centrale. Deve anche essere distinto dai sintomi che possono svilupparsi in associazione con l’uso cronico di sostanze (per es., Disturbo Correlato a Cocaina, Non Altrimenti Specificato).

Molti individui di grande successo manifestano tratti di personalità che potrebbero essere considerati narcisistici. Soltanto quando questi tratti sono inflessibili, maladattivi e persistenti, e causano compromissione funzionale significativa o sofferenza soggettiva configurano il Disturbo Narcisistico di Personalità.
 
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view post Posted on 12/10/2008, 00:18

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Disfunzioni Sessuali


Una Disfunzione Sessuale è caratterizzata da un’anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, o da dolore associato al rapporto sessuale. Il ciclo di risposta sessuale può essere diviso nelle seguenti fasi:


1.Desiderio. Questa fase consiste in fantasie sull’attività sessuale e nel desiderio di praticare attività sessuale.

2.Eccitazione. Questa fase consiste in una sensazione soggettiva di piacere sessuale e nelle concomitanti modificazioni fisiologiche. Le principali modificazioni nel maschio sono la tumescenza del pene e l’erezione. Le principali modificazioni nella donna sono la vasocongestione pelvica, la lubrificazione e la dilatazione della vagina, e la tumescenza dei genitali esterni.

3.Orgasmo. Questa fase consiste in un picco di piacere sessuale, con allentamento della tensione sessuale e contrazioni ritmiche dei muscoli perineali e degli organi riproduttivi. Nel maschio vi è la sensazione di inevitabilità dell’eiaculazione, seguita dall’emissione di sperma. Nella femmina vi sono contrazioni (non sempre percepite soggettivamente come tali) della parete del terzo esterno della vagina. Sia nel maschio che nella femmina, lo sfintere anale si contrae ritmicamente.

4.Risoluzione. Questa fase consiste in una sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale. Durante questa fase, i maschi sono fisiologicamente refrattari ad ulteriori erezioni ed orgasmi per un periodo variabile di tempo. Al contrario, le femmine possono essere in grado di rispondere a nuove stimolazioni quasi immediatamente.



I disturbi della risposta sessuale possono verificarsi in una o più di queste fasi. Quando è presente più di una Disfunzione Sessuale, tutte devono essere registrate. Nei criteri diagnostici non si cerca di specificare una frequenza minima o una gamma di situazioni, attività o tipi di rapporti sessuali in cui la disfunzione deve verificarsi. Questa valutazione deve essere fatta dal clinico, tenendo conto di fattori come l’età e l’esperienza del soggetto, la frequenza e la cronicità del sintomo, il disagio soggettivo, e l’effetto su altre aree del funzionamento. I termini persistente o ricorrente nei criteri diagnostici indicano la necessità di un giudizio clinico di questo tipo. Se la stimolazione sessuale è inadeguata per localizzazione, intensità, o durata, la diagnosi di Disfunzione Sessuale riguardante l’eccitazione o l’orgasmo non viene fatta.



Sottotipi

I sottotipi sono forniti per indicare l’esordio, il contesto, e i fattori etiologici associati alle Disfunzioni Sessuali. Se sono presenti Disfunzioni Sessuali multiple, i sottotipi propri di ciascuna possono essere registrati. Questi sottotipi non riguardano la diagnosi di Disfunzione Sessuale Dovuta ad una Condizione Medica Generale o di Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze.

Per indicare la natura dell’esordio della Disfunzione Sessuale si può usare uno dei seguenti sottotipi:

Tipo Permanente. Se la disfunzione sessuale è presente fin dall’inizio dell’attività sessuale.

Tipo Acquisito. Se la disfunzione sessuale si sviluppa solo dopo un periodo di funzionamento normale.


Per indicare il contesto in cui la Disfunzione Sessuale si verifica si può usare uno dei seguenti sottotipi:

Tipo Generalizzato. Se la disfunzione sessuale non è limitata a certi tipi di stimolazione, di situazioni, o di partners.

Tipo Situazionale. Questo sottotipo si applica se la disfunzione sessuale è limitata ad alcuni tipi di stimolazione, di situazioni o di partners. La modalità specifica situazionale della disfunzione può aiutare nella diagnosi differenziale. Per esempio, la normale funzione masturbatoria in presenza di compromissione del funzionamento relazionale del partner suggerirebbe che una lamentela principale di disfunzione erettile è più probabilmente dovuta ad un problema interpersonale o intrapsichico piuttosto che ad una condizione medica generale o ad una sostanza.

Per indicare i fattori etiologici associati con la Disfunzione Sessuale si può usare uno dei seguenti sottotipi:

Dovuta a Fattori Psicologici. Quando si ritiene che fattori psicologici abbiano un ruolo preminente nell’insorgenza, nella gravità, nell’esacerbazione, o nel mantenimento di una Disfunzione Sessuale, e le condizioni mediche generali o delle sostanze non hanno alcun ruolo nell’etiologia della Disfunzione Sessuale.

Dovuta a Fattori Combinati. Quando 1) si ritiene che fattori psicologici abbiano un ruolo nell’insorgenza, nella gravità, nell’aggravamento, o nel mantenimento della Disfunzione Sessuale; e 2) si ritiene che anche una condizione medica generale o l’uso di sostanze contribuiscano ma non siano sufficienti a giustificare la Disfunzione Sessuale. Se una condizione medica generale o l’uso di sostanze (inclusi gli effetti collaterali dei farmaci) sono sufficienti a giustificare la Disfunzione Sessuale, si fa diagnosi di Disfunzione Sessuale Dovuta ad una Condizione Medica Generale e/o di Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze.

Disturbi Associati

La disfunzione sessuale può essere associata a Disturbi dell’Umore e a Disturbi d’Ansia (Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo di Panico con Agorafobia e Fobia Specifica).

Caratteristiche collegate a cultura, età e genere

La valutazione clinica sulla presenza di una Disfunzione Sessuale dovrebbe tenere conto delle caratteristiche etniche, culturali, religiose, e sociali che possono influenzare il desiderio e le aspettative sessuali, e l’atteggiamento nei confronti della prestazione. Per esempio, in alcune società si dà meno importanza ai desideri sessuali da parte della donna (specie quando la fecondità è la preoccupazione primaria). L’invecchiamento può essere associato con una diminuzione dell’interesse e del funzionamento sessuale (specie nei maschi), ma esistono ampie differenze individuali per quanto riguarda gli effetti dell’età.

Prevalenza

Esistono pochissimi dati epidemiologici sistematici sulla prevalenza delle varie disfunzioni sessuali, e questi mostrano un’amplissima variabilità, che probabilmente riflette differenze nei metodi di valutazione, nelle definizioni usate, e nelle caratteristiche dei campioni di popolazione. Lo studio più ampio fino ad oggi disponibile, condotto su un campione rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti fra i 18 ed i 59 anni, suggerisce le seguenti stime di prevalenza per varie lamentele sessuali: 3% di dispareunia nei maschi, 15% di dispareunia nelle femmine, 10% di problemi di orgasmo nei maschi, 25% di problemi di orgasmo nelle femmine, 33% di desiderio sessuale ipoattivo nelle femmine, 27% di eiaculazione precoce, 20% di problemi di eccitazione nelle femmine e 10% di difficoltà di erezione nei maschi. I problemi di erezione aumentano anche dopo i 50 anni. Non è chiaro se queste lamentele sessuali possano soddisfare i criteri per un Disturbo Sessuale secondo i criteri del DSM-IV. Non sono disponibili le stime di percentuali di prevalenza per avversione sessuale, vaginismo, disfunzioni sessuali dovute a condizione medica generale e disfunzioni sessuali indotte da sostanza.

Diagnosi differenziale

Se si ritiene che la Disfunzione Sessuale sia causata esclusivamente dagli effetti fisiologici di una determinata condizione medica generale, la diagnosi è Disfunzione Sessuale Dovuta ad una Condizione Medica Generale. Questa valutazione si basa sull’anamnesi, sui dati di laboratorio, o sull’esame obiettivo. Se si ritiene che la Disfunzione Sessuale sia causata esclusivamente dagli effetti fisiologici di una sostanza di abuso, di un farmaco, o dell’esposizione ad una sostanza tossica, la diagnosi è Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze. Il clinico dovrebbe raccogliere accurate informazioni sulla natura e sull’entità dell’uso di sostanze, farmaci inclusi. I sintomi che compaiono durante un’Intossicazione da Sostanze o l’uso di farmaci o poco tempo dopo (entro quattro settimane) possono essere particolarmente indicativi di una Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze, e dipendono dal tipo o dalla quantità della sostanza usata o dalla durata dell’uso.

Se il clinico ha accertato che la disfunzione sessuale è dovuta sia ad una condizione medica generale che all’uso di sostanze, si possono fare entrambe le diagnosi (Disfunzione Sessuale Dovuta ad una Condizione Medica Generale e Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze). La diagnosi di Disfunzione Sessuale primitiva col sottotipo Dovuta a Fattori Combinati viene fatta se si ritiene che una combinazione di fattori psicologici e di una condizione medica generale o di una sostanza abbiano un ruolo etiologico, ma nessuna causa sia sufficiente da sola a spiegare la disfunzione. Se il clinico non è in grado di determinare il ruolo etiologico dei fattori psicologici, della condizione medica generale, o dell’uso di sostanze, si fa diagnosi di Disfunzione Sessuale Non Altrimenti Specificata.

La diagnosi di Disfunzione Sessuale non si pone neppure se la disfunzione è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (per es., se un diminuito desiderio sessuale compare solo nel contesto di un Episodio Depressivo Maggiore). Comunque, se l’anomalia del funzionamento sessuale è precedente al disturbo in Asse I, oppure richiede di per sé attenzione clinica, si può anche fare un’ulteriore diagnosi di Disfunzione Sessuale. Di solito, se è presente una Disfunzione Sessuale (per es., un Disturbo dell’Eccitazione Sessuale), saranno presenti anche altre Disfunzioni Sessuali (per es., un Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo). In questi casi, tutte le Disfunzioni dovrebbero essere diagnosticate. Un Disturbo di Personalità può coesistere con una Disfunzione Sessuale. In questi casi la Disfunzione Sessuale dovrebbe essere registrata in Asse I e il Disturbo di Personalità dovrebbe essere registrato in Asse II. Se un’altra condizione clinica, come un Problema Relazionale, è associata all’anomalia del funzionamento sessuale, si dovrebbe fare diagnosi di Disfunzione Sessuale, e registrare in Asse I anche l’altra condizione clinica. Problemi occasionali riguardanti desiderio sessuale, eccitazione, o orgasmo, non persistenti o ricorrenti oppure non accompagnati da notevole disagio o da difficoltà interpersonali, non vengono considerati Disfunzioni Sessuali.






Disturbi da Deficit di Attenzione e da Comportamento Dirompente

Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività


Caratteristiche diagnostiche

La caratteristica fondamentale del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è una persistente modalità di disattenzione e/o di iperattività-impulsività che è più frequente e più grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello di sviluppo paragonabile (Criterio A). Alcuni sintomi di iperattivà-impulsività o di disattenzione che causano menomazione devono essere stati presenti prima dei 7 anni di età, sebbene molti soggetti siano diagnosticati dopo che i sintomi sono presenti da diversi anni in particolare nel caso di individui affetti dal Tipo con Disattenzione Predominante (Criterio B). Una certa compromissione a causa dei sintomi deve essere presente in almeno 2 contesti (a casa e a scuola o al lavoro) (Criterio C). Deve chiaramente risultare un’interferenza col funzionamento sociale, scolastico, o lavorativo adeguato rispetto al livello di sviluppo (Criterio D). L’anomalia non si manifesta esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo, di Schizofrenia, o di un altro Disturbo Psicotico e non è meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale (per es., un Disturbo dell’Umore, un Disturbo d’Ansia, un Disturbo Dissociativo o un Disturbo di Personalità) (Criterio E).

La disattenzione può manifestarsi in situazioni scolastiche, lavorative, o sociali. I soggetti con questo disturbo possono non riuscire a prestare attenzione ai particolari o possono fare errori di distrazione nel lavoro scolastico o in altri compiti (Criterio A1a). Il lavoro è spesso disordinato e svolto senza cura e senza ponderazione. I soggetti spesso hanno difficoltà a mantenere l’attenzione nei compiti o nelle attività di gioco, e trovano difficile portare a termine i compiti (Criterio A1b). Spesso sembra che la loro mente sia altrove o che essi non ascoltino o non abbiano sentito quanto si è appena detto loro (Criterio A1c). Possono esservi frequenti passaggi da un’attività ad un’altra senza completarne nessuna. I soggetti a cui è stato diagnosticato questo disturbo possono cominciare a fare qualcosa, passare ad altro, poi dedicarsi a qualcos’altro ancora, prima di portare a termine qualsiasi cosa. Essi spesso non soddisfano le richieste o non riescono a seguire le istruzioni e non portano a termine compiti, incombenze o altri doveri (Criterio A1d). L’incapacità di portare a termine i compiti dovrebbe essere presa in considerazione nel fare questa diagnosi solo se è dovuta a disattenzione piuttosto che ad altre possibili ragioni (per es., incapacità di comprendere le istruzioni, atteggiamento di sfida). Questi soggetti hanno spesso difficoltà nell’organizzarsi per svolgere compiti e attività (Criterio A1e). I compiti che richiedono sforzo mentale protratto vengono avvertiti come spiacevoli e notevolmente avversati. Di conseguenza, questi soggetti tipicamente evitano o hanno forte avversione per attività che richiedono protratta applicazione e sforzo mentale o che richiedono capacità organizzative o particolare concentrazione (per es., compiti a casa o lavoro a tavolino) (Criterio A1f). Questo evitamento deve essere dovuto alle difficoltà del soggetto connesse all’attenzione e non dovuto ad un’attitudine oppositiva primaria, anche se può esservi un’oppositività secondaria. Il modo di lavorare è spesso disorganizzato e il materiale necessario per svolgere il compito viene spesso disperso, oppure maneggiato senza cura e danneggiato (Criterio A1g). I soggetti con questo disturbo sono facilmente distratti da stimoli irrilevanti e frequentemente interrompono compiti in corso di svolgimento per prestare attenzione a rumori senza importanza o ad eventi che di solito sono con tutta probabilità ignorati da altri (per es., il clacson di un’auto, una conversazione di sottofondo) (Criterio A1h). Sono spesso sbadati nelle attività quotidiane (per es., mancano ad appuntamenti, dimenticano di portarsi il pranzo) (Criterio A1i). Nelle situazioni sociali, la disattenzione può essere espressa dal fatto che cambiano spesso d’argomento nella conversazione, non ascoltano gli altri, non prestano attenzione alle conversazioni e non seguono le indicazioni o le regole di giochi o attività.

L’iperattività può essere manifestata agitandosi e dimenandosi sulla propria sedia (Criterio A2a), non restando seduti quando si dovrebbe (Criterio A2b), correndo senza freni o arrampicandosi in situazioni in cui ciò è fuori luogo (Criterio A2c) o può esprimersi con difficoltà a giocare o a dedicarsi tranquillamente ad attività da tempo libero (Criterio A2d) o con il sembrare spesso “sotto pressione” o “motorizzati” (Criterio A2e), oppure col parlare troppo (Criterio A2f). L’iperattività può variare con l’età del soggetto e col livello di sviluppo, e la diagnosi dovrebbe essere fatta con cautela nei bambini piccoli. I bambini che muovono i primi passi e i bambini in età prescolare con questo disturbo differiscono dai bambini con una attività normale per il fatto che sono sempre in movimento e sempre tra i piedi; essi saltellano avanti e indietro, escono “con le brache ancora in mano”, saltano o si arrampicano sui mobili, corrono per la casa, e hanno difficoltà a partecipare ad attività di gruppo sedentarie all’asilo (per es., stare ad ascoltare una favola). I bambini in età scolare mostrano comportamenti simili, ma di solito con meno frequenza o intensità rispetto ai bambini che muovono i primi passi e ai bambini in età prescolare. Essi hanno difficoltà a rimanere seduti, si alzano frequentemente, e si dimenano sulla propria sedia, oppure si aggrappano al suo bordo. Giocherellano nervosamente con oggetti, picchiettano con le mani, e agitano troppo piedi e gambe. Spesso si alzano da tavola durante i pasti, mentre guardano la televisione, o mentre fanno i compiti; parlano di continuo, e fanno troppo rumore durante attività che dovrebbero comportare la calma. Negli adolescenti e negli adulti, i sintomi di iperattività assumono la forma di sensazioni di irrequietezza e di difficoltà a dedicarsi ad attività tranquille e sedentarie.

L’impulsività si manifesta con l’impazienza, la difficoltà a tenere a freno le proprie reazioni, “sparando” le risposte prima che le domande siano state completate (Criterio A2g), con difficoltà ad attendere il proprio turno (Criterio A2h), e con l’interrompere spesso gli altri o l’intromettersi nei fatti altrui fino al punto di causare difficoltà nell’ambiente sociale, scolastico, o lavorativo (Criterio A2i). Gli altri possono lamentarsi di non riuscire a dire una parola in una conversazione. I soggetti affetti da questo disturbo tipicamente fanno commenti quando non è il momento, non ascoltano le direttive, iniziano conversazioni quando non è il momento, interrompono eccessivamente gli altri, sono invadenti nei confronti degli altri, arraffano oggetti altrui, toccano cose che non dovrebbero toccare, e fanno i pagliacci. L’impulsività può portare ad incidenti (per es., far cadere oggetti, sbattere contro gli altri, agguantare un tegame rovente) e al coinvolgimento in attività potenzialmente pericolose senza considerare le possibili conseguenze (per es., arrampicarsi ripetutamente fino a posizioni precarie o usare lo skateboard su un terreno estremamente accidentato).

Le manifestazioni attentive e comportamentali compaiono di solito in diversi contesti, che comprendono casa, scuola, lavoro, e situazioni sociali. Per fare diagnosi, deve essere presente una certa compromissione in almeno due contesti (Criterio C). È molto raro che un soggetto mostri lo stesso livello di malfunzionamento in tutti i contesti o tutte le volte nello stesso contesto. I sintomi tipicamente peggiorano in situazioni che richiedono attenzione o sforzo mentale protratti o che mancano di attrattiva o di novità (per es., ascoltare gli insegnanti in classe, fare i compiti in classe, ascoltare o leggere brani lunghi, o lavorare a compiti monotoni e ripetitivi). I segni del disturbo possono essere minimi o assenti quando il soggetto riceve frequenti premi per il comportamento appropriato, quando è sotto controllo molto stretto, in un ambiente nuovo, quando è impegnato in attività particolarmente interessanti, in una situazione a due (per es., lo studio del medico). È più probabile che i sintomi si manifestino in situazioni di gruppo (per es., giochi di gruppo, classi, o ambienti di lavoro). Il clinico dovrebbe quindi raccogliere informazioni da diverse fonti (per es., genitori, insegnanti) e indagare sul comportamento del soggetto in diverse situazioni in ciascun contesto (per es., mentre fa i compiti, mentre mangia).


Sottotipi

Sebbene molti dei soggetti abbiano sintomi sia di disattenzione che di iperattività-impulsività, vi sono alcuni soggetti in cui predomina o l’una o l’altra caratteristica. Il sottotipo appropriato (per una diagnosi attuale) dovrebbe essere indicato sulla base della caratteristica sintomatologica predominante negli ultimi 6 mesi.


F90.0 Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, Tipo Combinato [314.01] Questo sottotipo dovrebbe essere usato se 6 (o più) sintomi di disattenzione e 6 (o più) sintomi di iperattività-impulsività hanno persistito per almeno 6 mesi. La maggior parte dei bambini e degli adolescenti con questo disturbo presentano il Tipo Combinato. Non si sa se ciò vale anche per gli adulti affetti dal disturbo.


F98.8 Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, Tipo con Disattenzione Predominante [314.00] Questo sottotipo dovrebbe essere usato se 6 (o più) sintomi di disattenzione (ma meno di 6 sintomi di iperattività-impulsività) sono persistiti per almeno 6 mesi. L’iperattività può essere ancora una manifestazione clinica significativa in molti casi, mentre in altri si tratta solo di disattenzione.


F90.0 Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, Tipo con Iperattività-Impulsività Predominanti [314.01] Questo sottotipo dovrebbe essere usato se 6 (o più) sintomi di iperattività-impulsività (ma meno di 6 sintomi di disattenzione) sono persistiti per almeno 6 mesi. Ciò non toglie che in questi casi la disattenzione spesso possa essere una manifestazione clinica significativa.


Procedure di registrazione

I soggetti che nel primo stadio del disturbo hanno il Tipo con Disattenzione Predominante o il Tipo con Iperattività-Impulsività Predominanti possono poi sviluppare il Tipo Combinato e viceversa. Il sottotipo appropriato (per una diagnosi attuale) dovrebbe essere indicato sulla base delle caratteristiche sintomatologiche predominanti negli ultimi 6 mesi. Se i sintomi clinicamente significativi permangono ma non risultano più soddisfatti i criteri per alcun sottotipo, la diagnosi appropriata è Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, in Remissione Parziale. Quando i sintomi di un soggetto non soddisfano al momento tutti i criteri per il disturbo e non è chiaro se i criteri per il disturbo siano stati in precedenza soddisfatti, si dovrebbe fare diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività Non Altrimenti Specificato.


Manifestazioni e disturbi associati

Caratteristiche descrittive e disturbi mentali associati Le caratteristiche associate variano a seconda dell’età e del livello di sviluppo e possono includere scarsa tolleranza alla frustrazione, accessi d’ira, prepotenza, caparbietà, eccessiva e frequente insistenza sul fatto che le richieste siano soddisfatte, labilità d’umore, demoralizzazione, disforia, rifiuto da parte dei coetanei, e scarsa autostima. I risultati scolastici sono spesso compromessi e svalorizzati in modo significativo, e comportano tipicamente conflitti con la famiglia e con le autorità scolastiche. Un’inadeguata applicazione a compiti che richiedono sforzo protratto è spesso interpretata dagli altri come indice di pigrizia, di scarso senso di responsabilità, e di comportamento oppositivo. Le relazioni familiari sono spesso caratterizzate da risentimento e antagonismo, specie perché la variabilità del quadro sintomatologico del soggetto porta spesso gli altri a credere che tutto il comportamento inopportuno sia volontario. Sono spesso presenti dissidi familiari e interazioni genitore-bambino negative. Tali interazioni negative spesso diminuiscono con un trattamento adeguato. In media gli individui con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività ricevono un livello di istruzione inferiore rispetto ai compagni e hanno risultati lavorativi più scarsi. Inoltre, in media, il livello intellettuale valutato con test di QI individuale è di un certo numero di punti inferiore nei bambini con questo tipo di disturbo rispetto a quelli di pari età. Nello stesso tempo è stata evidenziata una grande variabilità del QI: individui che soffrono del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività possono presentare uno sviluppo intellettuale al di sopra della media o eccezionale. Nella sua forma grave il disturbo è significativamente invalidante e compromette l’adattamento sociale e scolastico. Tutti e tre i sottotipi sono associati a significativa compromissione. I deficit accademici e i problemi scolastici, tendono ad essere più pronunciati nei tipi caratterizzati da disattenzione (Tipi con Disattenzione Predominante e Combinato), mentre il rifiuto dei coetanei ed in misura minore le ferite accidentali sono più evidenti nei tipi caratterizzati da iperattività e impulsività (Tipo con Iperattività-Impulsività Predominanti e Combinato). Gli individui con Tipo con Disattenzione Predominante tendono ad essere socialmente passivi e sono trascurati, piuttosto che rifiutati, dai coetanei.

Una percentuale consistente (circa la metà) dei bambini inviati in ambienti clinici con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività ha anche un Disturbo Oppositivo Provocatorio o un Disturbo della Condotta. I tassi di copresenza del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività con questi altri Disturbi da Comportamento Dirompente sono più alti di quelli con altri disturbi mentali, e questa copresenza è più frequente nei due sottotipi caratterizzati da Iperattività-Impulsività (Tipo con Iperattività-Impulsività Predominanti e Combinato). Tra gli altri disturbi associati vi sono i Disturbi dell’Umore, i Disturbi d’Ansia, i Disturbi dell’Apprendimento e i Disturbi della Comunicazione nei bambini con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività. Sebbene il Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività sia presente in almeno il 50% dei soggetti inviati in ambiente clinico con Disturbo di Tourette, la maggior parte dei soggetti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività non ha associato il Disturbo di Tourette. Quando i due disturbi coesistono, l’insorgenza del disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività spesso precede quello del Disturbo di Tourette.

Può esservi una storia di maltrattamento o di abbandono infantile, sistemazioni adottive multiple, esposizione a neurotossici (per es., avvelenamento da piombo), infezioni (per es., encefalite), esposizione a farmaci in utero o Ritardo Mentale. Sebbene il basso peso alla nascita possa essere talvolta associato a Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività, la maggior parte dei bambini con basso peso alla nascita non sviluppa Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività e la maggior parte dei bambini con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività non ha una storia di basso peso alla nascita.


Reperti di laboratorio associati Non vi sono test di laboratorio, valutazioni neurologiche o dell’attenzione che siano stati ritenuti di valore diagnostico nella valutazione clinica del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Si è notato che i test che richiedono un’elaborazione mentale con sforzo intenso sono anormali in gruppi di soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività rispetto ai coetanei, ma questi test non si sono dimostrati utili se si cerca di determinare se un particolare individuo è affetto dal disturbo. Non si sa ancora quali deficit cognitivi fondamentali siano responsabili per le differenze nei gruppi.


Reperti dell’esame fisico e condizioni mediche generali associate Non vi sono specifiche manifestazioni fisiche associate con il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, sebbene anomalie fisiche minori (per es., ipertelorismo, palato ogivale, bassa attaccatura delle orecchie) possano manifestazioni con maggiore incidenza rispetto alla popolazione generale. Può anche esservi una maggiore incidenza di traumi fisici accidentali.


Caratteristiche collegate a cultura, età e genere

È noto che il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività si manifesta in diverse culture, con variazioni nella prevalenza riportata tra i paesi occidentali che probabilmente derivano più dalle diverse prassi diagnostiche che da differenze nel quadro clinico.

È particolarmente difficile stabilire questa diagnosi nei bambini con meno di 4 o 5 anni di età, perché il loro comportamento caratteristico è molto più variabile di quello dei bambini più grandi e può includere caratteristiche simili ai sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Inoltre, i sintomi di disattenzione nei bambini che muovono i primi passi o nei bambini in età prescolare non sono spesso prontamente osservati perché ai bambini piccoli tipicamente viene richiesta di rado un’attenzione prolungata. Comunque, anche l’attenzione dei bambini che fanno i primi passi può essere tenuta desta in diverse situazioni (per es., un bambino medio di 2-3 anni può tipicamente sedere con un adulto e guardare un libro illustrato). I bambini piccoli con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività si muovono eccessivamente e sono tipicamente difficili da contenere. Un’indagine su un’ampia varietà di comportamenti in un bambino piccolo può essere utile per assicurarsi che sia stato raggiunto un quadro clinico completo. Nei bambini in età prescolare con Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività è stata dimostrata una sostanziale compromissione del funzionamento. Nei bambini di età scolare i sintomi di disattenzione compromettono il lavoro in classe e il rendimento scolastico. I sintomi impulsivi possono inoltre portare ad infrangere le regole familiari, interpersonali ed educative. I sintomi del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività sono tipicamente più evidenti durante le scuole elementari. Quando i bambini maturano, i sintomi di solito diventano meno evidenti. Nella tarda fanciullezza e nella prima adolescenza sono meno comuni i segni dell’eccessiva e grossolana attività motoria (per es., correre ed arrampicarsi in maniera smodata, non rimanere seduti) e i sintomi di iperattività possono ridursi all’irrequietezza o a sensazioni interiori di nervosismo o di inquietudine. Nell’età adulta il senso di inquietudine può rendere difficile il partecipare ad attività sedentarie oppure può portare ad evitare passatempi od occupazioni che danno scarse oppurtunità di movimento spontaneo (per es., lavori di ufficio). Il malfunzionamento sociale negli adulti è particolarmente più probabile in quelli che avevano altre diagnosi presenti nella fanciullezza. Bisognerebbe essere cauti nel fare diagnosi di Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività negli adulti esclusivamente sulla base dei ricordi dell’adulto di essere stato disattento o iperattivo da bambino, poiché la validità di questi dati retrospettivi è spesso problematica. Anche se non sempre possono essere disponibili informazioni che sostengano ciò, informazioni corroboranti da parte di altri informatori (inclusi registri scolastici del tempo) sono utili per migliorare l’accuratezza della diagnosi. Il disturbo è più frequente nei maschi che nelle femmine con un rapporto che va da 2:1 a 9:1 a seconda del tipo (cioè il Tipo con Disattenzione Dominante può avere un rapporto tra i sessi meno spiccato) e dell’ambientazione (cioè i bambini inviati in un ambiente clinico tendono ad essere prevalentemente maschi).

Prevalenza

È stato stimato che la prevalenza del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività sia presente dal 3 al 7% nei bambini in età prescolare. Questi tassi variano a seconda della natura della popolazione campionata e del metodo di accertamento. I dati sulla prevalenza nell’adolescenza e nell’età adulta sono limitati. Vi sono dati che fanno pensare che la prevalenza del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività così come definito nel DSM-IV possa essere in qualche modo maggiore della prevalenza del disturbo basato sui criteri del DSM-III-R a causa dell’inclusione dei Tipi con Iperattività ed Impulsività Predominanti e con Disattenzione Predominante (che nel DSM-III-R sarebbero stati diagnosticati come Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività NAS).

Decorso

La maggior parte dei genitori osserva dapprima un’eccessiva attività motoria quando i bambini muovono i primi passi, che spesso coincide con lo sviluppo della deambulazione indipendente. Comunque, dato che molti bambini iperattivi a questa età non svilupperanno poi un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, particolare attenzione dovrebbere essere dedicata a differenziare la normale superattività dalla iperattività caratteristica del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività prima di fare questa diagnosi nei primi anni di vita. Di solito, il disturbo viene diagnosticato per la prima volta durante le scuole elementari, quando l’adattamento scolastico risulta compromesso. Alcuni bambini con il Tipo con Disattenzione Predominante possono non giungere all’attenzione clinica fino alla tarda fanciullezza. Nella maggior parte dei casi osservati in ambiente clinico, il disturbo è relativamente stabile durante la prima adolescenza. Nella maggior parte dei soggetti, i sintomi (in particolare l’iperattività motoria) si attenuano durante la tarda adolescenza e l’età adulta, sebbene una minoranza dispieghi l’intero corredo dei sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività nella media età adulta. Altri adulti possono mantenere solo alcuni sintomi, nel qual caso si dovrebbe usare la diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, in Remissione Parziale. Questa diagnosi si adatta a soggetti che non hanno più il disturbo completo ma mantengono ancora alcuni sintomi che causano compromissione del funzionamento.

Familiarità

Si è trovato che il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è più comune nei parenti biologici di primo grado di bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività che nella popolazione generale. Dati considerevoli confermano la forte influenza di fattori genetici sui livelli di iperattività, impulsività e disattenzione misurati in modo dimensionale. Comunque, le influenze della famiglia, della scuola e dei coetanei sono anch’essi cruciali nel determinare la misura della compromissione funzionale e della comorbidità. Alcuni studi suggeriscono anche l’esistenza di una maggiore prevalenza di Disturbi dell’Umore e Disturbi d’Ansia, Disturbi dell’Apprendimento, Disturbi Correlati a Sostanze e Disturbo Antisociale di Personalità nei membri della famiglia di soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività.

Diagnosi differenziale

Nella prima fanciullezza, può essere difficile distinguere i sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività dal comportamento adeguato all’età di bambini vivaci (per es., correre intorno o fare chiasso).

I sintomi di disattenzione sono comuni tra i bambini con basso QI che sono collocati in ambienti scolastici inadeguati alle loro capacità intellettive. Questi comportamenti devono essere distinti da segni similari in bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Nei bambini con Ritardo Mentale, una diagnosi aggiuntiva di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività dovrebbe essere fatta solo se i sintomi di disattenzione o di iperattività sono eccessivi rispetto all’età mentale del bambino. La disattenzione in classe può anche verificarsi quando bambini molto intelligenti sono collocati in ambienti poco stimolanti sul piano didattico. Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività deve anche essere distinto dalla difficoltà nel comportamento finalistico in bambini con ambienti inadeguati, disorganizzati, o caotici. I racconti accurati di modalità sintomatologiche ottenuti da più fonti (per es., baby-sitter, nonni, o genitori di compagni di gioco) sono utili per fornire un insieme di osservazioni riguardanti la disattenzione, l’iperattività del bambino, e la sua capacità di autoregolarsi in modo adeguato al livello di sviluppo nei diversi ambienti.

I soggetti con comportamento oppositivo possono fare resistenza a compiti lavorativi o scolastici che richiedono applicazione per riluttanza a conformarsi alle richieste altrui. Questi sintomi devono essere differenziati dall’evitamento dei compiti scolastici osservato nei soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività. Complica la diagnosi differenziale il fatto che alcuni soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività sviluppano un’attitudine oppositiva secondaria verso tali compiti e svalutano la loro importanza, spesso come razionalizzazione del proprio fallimento.

L’aumentata attività motoria che può verificarsi nel Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività, deve essere distinta dal comportamento motorio ripetitivo che caratterizza il Disturbo da Movimenti Stereotipati. Nel Disturbo da Movimenti Stereotipati il comportamento motorio è in genere focalizzato e fisso (per es., dondolarsi, morsicarsi), mentre l’irrequietezza e l’inquietudine del Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività sono più tipicamente generalizzati. Inoltre, gli individui con Disturbo da Movimenti Stereotipati non sono in genere superattivi; a parte la stereotipia, possono essere ipoattivi.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività non viene diagnosticato se i sintomi sono meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale (per es., Disturbo dell’Umore [in particolare il Disturbo Bipolare], Disturbo d’Ansia, Disturbo Dissociativo, Disturbo di Personalità, Modificazione della Personalità Dovuta ad una Condizione Medica Generale, o un Disturbo Correlato a Sostanze). In tutti questi disturbi, i sintomi di disattenzione esordiscono tipicamente dopo i 7 anni di età, e la storia infantile di adattamento scolastico non è generalmente caratterizzata da comportamento dirompente o da lamentale degli insegnanti riguardanti un comportamento distratto, iperattivo, o impulsivo. Quando un Disturbo dell’Umore o un Disturbo d’Ansia insorgono in concomitanza con un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, dovrebbero essere diagnosticati entrambi. Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività non viene diagnosticato se i sintomi di disattenzione e di iperattività si manifestano esclusivamente durante il decorso di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo o di un Disturbo Psicotico. I sintomi di disattenzione, iperattività, o impulsività correlati all’uso di farmaci (per es., broncodilatatori, isoniazide, acatisia da neurolettici) nei bambini con meno di 7 anni non sono diagnosticati come Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività ma sono invece diagnosticati come Altri Disturbi Correlati a Sostanze Non Altrimenti Specificati.


Relazione con i criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10

Il set di criteri dei criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10 riguardanti il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è all’incirca lo stesso degli items del set di criteri del DSM-IV, ma gli algoritmi diagnostici sono piuttosto diversi e hanno come risultato una categoria dell’ICD-10 più rigidamente definita. Mentre gli algoritmi diagnostici del DSM-IV richiedono o 6 items di disattenzione o 6 items di iperattività-impulsività, i Criteri Diagnostici per la Ricerca dell’ICD-10 richiedono almeno 6 items di disattenzione, almeno 3 items di iperattività, ed almeno 1 item di impulsività. Invece di suddividere il disturbo sulla base del tipo predominante, l’ICD-10 specifica ulteriormente la condizione a seconda che siano soddisfatti anche i criteri per un disturbo della condotta. Nell’ICD-10, il disturbo viene riportato come Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione sotto la rubrica Sindromi Ipercinetiche.
 
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view post Posted on 21/10/2008, 09:36

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"Il meccanismo Missionario"

A un certo punto della vita (lo abbiamo visto in questi anni in decine di forum, blog ecc..., internet è stato molto esemplificativo di questo fenomeno che ha gradazioni che vanno dall'impercettibile al chiaramente palese, lo abbiamo visto in TV, per strada, al bar, in molte occasioni) il vuoto esistenziale diviene tale da dover essere compensato con ciò che io definisco "il meccanismo missionario".

La persona comincerà quindi a ritenere di dover compiere una missione, di essere in possesso di verità "occulte", misteriose, oppure palesi ma non percepite dai più, e si riterrà in dovere di "andare e redimere", si riterrà in grado di operare redenzioni e salvazioni delle "povere anime sperdute".

Questo lo si vede in termini religiosi, politici, sociali. E ci sarà il prete, il rabbino, l'imam, che vorranno dirti cosa è bene e cosa è male per Dio. Ci sarà il politico o il sindacalista che vorrà dirti cosa è meglio per la società. Ciò si verifica nei "professionisti della redenzione", religiosa e politica, e si verifica nelle persone comuni, stesso meccanismo.

Così si cerca di coprire, mascherare, compensare, il vuoto esistenziale.

E' una patologia, sia ben inteso.



Il consiglio è quello di capire perchè esiste quel vuoto esistenziale e di lasciar perdere il desiderio di redimere e salvare il mondo. Una persona in stato di malattia o di disagio psichico non può salvare nessuno.
 
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view post Posted on 25/11/2008, 20:00

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L'amore, soprattutto l'amore - poichè la gran parte dei disagi, disturbi e malattie mentali vedono alle radici una carenza o una mancanza di amore - può rappresentare la terapia d'elezione per guarire la mente.

L'amore che non deve essere possesso, gelosia, che non deve essere dipendenza e assuefazione, poichè non si trattererebbe di amore ma di droga, muovendosi sugli stessi schemi intrapischici della dipendenza da una droga.

Dunque, un amore che non deve essere schiavitù, bisogno compulsivo, ossessivo, che non deve essere una galera. Questo non sarebbe amore.



L'amore non esiste dove la scelta è imposta dal bisogno e dalla necessità, quindi in mancanza di indipendenza mentale.
 
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odisseo
view post Posted on 25/11/2008, 23:14




ci sono patologie mentali che comportano la manipolazione continua e lo sfruttamento degli altri, quindi occhio con l'amore

Odisseo
 
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view post Posted on 26/11/2008, 00:44

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Appunto ciò che specificavo.

C'è l'amore "patologico", in effetti, drogato.
 
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Web75Comeback
view post Posted on 26/11/2008, 02:59




A proposito di amore "patologico",
conosco una coppia che vive una situazione molto particolare, e in pratica le cose stanno cosi:
lei è succube di lui che la picchia e la opprime psicologicamente giocando sui suoi sensi di colpa, lei ha paura di reagire, perchè teme per la sua reazione, e quindi finge di amarlo evitando cosi di prendere le botte, lui è malato e questo è lampante, e a tal proposito vi si possono riconoscere svariate patologie, (ma non sta a me giudicarlo visto che non sono un dottore) ma per certi atteggiamenti non credo sia necessario aver studiato medicina per rendersi conto che qualcosa non funziona come dovrebbe, e una delle cose che mi lascia veramente a bocca aperta è che la maggior parte delle persone che conoscono la coppia sono al corrente della situazione, ma non hanno il coraggio di mettere bocca sull'argomento, (figuratevi che lo ho saputo da loro, e per un errore, più tardi mi sono reso conto che era tutto vero) cosa fareste voi al mio posto, nessuno sembra avere il coraggio di aiutarli, che consiglio mi potete dare?
 
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view post Posted on 26/11/2008, 15:03

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Per quanto possa apparire contronatura e piuttosto controversa, la mia risposta è una sola: lascia perdere e stanne lontano il più possibile. Non entrare nella "sindrome del missionario" o saranno guai seri che non competono a te. In quelle condizioni chi subisce potrebbe rivelarsi essere ancor peggiore di chi attacca.



E mi rendo conto cher la mia risposta può apparire "menefreghista", ma così non è, essa è motivata e non poco.
 
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odisseo
view post Posted on 26/11/2008, 22:46




quoto oro, "sindrome del cavaliere senza macchia e senza paura" ?
no grazie

web75, vuoi aiutarla ? nessun problema, googla "donne maltrattate" e il nome della tua città, trova l'elenco delle case sicure per donne maltrattate della tua zona e, passala con discrezione, alla tua amica

Se vuole porre fine alla situazione, lo farà (ed è l'unica a poterlo fare)

Alzerà il telefono, si informerà, troverà l'aiuto di un gruppo di sostegno (in genere comprendono un avvocato penalista, un divorzista, un certo numero di ex-vittime e delle psicologhe specializzate in abusi e sindromi conseguenti) che l'aiuterà a presentare denuncia, divorziare, rendersi economicamente indipendente, eventualmente nascondersi per il tempo necessario


In tutti gli altri casi, ti esporresti a ritorsioni fisiche e/o legali

Odisseo
 
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view post Posted on 18/12/2008, 19:38

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L'amore, quello umano, può essere patologico, certamente. Esso è patologia quando, seguendo gli stessi identici meccanismi che vengono attivati e utilizzati dalle droghe pesanti, diviene dipendenza, assuefazione, bisogno di dosi sempre maggiori, crisi di astinenza quando non si viene in ciò soddisfatti.

Come per le droghe i meccanismi di possesso, di gelosia, di bramosia, di desiderio, quando arrivano ad invalidare una vita, sono patologici.

Perchè è patologia?

E' patologia perchè, se pur vero che l'essere umano si nutre anche di sentimenti, essi non devono mai superare in termini negativi l'istinto legato alle leggi di tutela di sè e di sopravvivenza.

Quando lo fanno (e lo fanno certamente in persone che già posseggono una personalità ben poco adeguatamente strutturata), essi rivelano una condizione patologica grave.



Certamente l'amore umano è costituito anche dal soddisfacimento dei bisogni, fisiologici, biologici, della mente e del cuore, certamente un rapporto d'amore umano contiene in sè sempre una serie di compromessi, come una sorta di farmaco che viene utilizzato quando il rapporto rischio/beneficio è favorevole al secondo, si può vederlo anche così, un pò freddamente, ma come un farmaco non bisogna abusarne e presenta sempre controindicazioni ed effetti collaterali.

Prima di instaurare un rapporto di amore umano sarebbe bene valutare tutta uan serie di cose, importante è capire cosa si cerca nell'altro effettuando una valutazione obiettiva e spietata su di sè.

Cosa si desidera? Sesso? Affetto? Amore? Compagnia? Sicurezza? Stabilità? Fine della ricerca e quiete? Forse un pò di tutte queste cose.

Si desidera "magia"? Un rapporto "magico"? Questo è ben più difficile da trovare.



Fatto sta che spesso, troppo spesso, il rapporto si banalizza, trascorso un poco di tempo la "magia" della chimica è finita, e allora sono guai e dolori. Questo a dire che non era amore ma era più simile alla malattia.



Un buon rapporto di amore (umano) è fonte di guarigione, se il rapporto è buono, ma di norma lo si impara solo dopo perchè prima, presi dalla "patologia di amore", non si sono valutate le cose importanti.

Prima c'era il "fuoco che brucia", il desiderio ardente, la passione, la pulsione sessuale, la convenienza, la convinzione. Essi devono esservi, ovviamente, ma non si deve trascurare il resto.
 
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view post Posted on 31/12/2008, 02:12

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Guarire la Mente è: Riconoscere se stessi nel proprio momento d'esistenza, andare nel profondo, trovare le motivazioni, vivere la vita nel mondo senza appartenere al mondo.

Ritrovare in sè quella matrice di vita.

Fare ciò che và fatto nel momento e nel tempo in cui và fatto.

Il momento ed il tempo è: qui e ora.

Guarire la mente è anche vivere la vita di più con il corpo e meno con la mente, che è fin troppo spesso sovraccarica, la vita è divenuta troppo cerebrale e troppo poco fisica, organica.

Ciò non significa vivere come bestie nell'istinto e nelle pulsioni ma lasciare che il corpo abbia il suo ruolo, le sue funzioni e lo svolga e così la mente. Se ruolo e funzioni del corpo vengono affidati alla mente essa perverrà ad un cortocircuito, non è adibita a tale scopo.
 
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